Antonio Conte, i mal di pancia e la memoria corta

Era il 3 marzo 2014 quando tra l’allora Tecnico della Juventus Antonio Conte e Cesare Prandelli CT della nazionale Italiana scoppiava la lite. Oggetto della contesa, Giorgio Chiellini, uno dei baluardi di quella difesa azzurra che sarebbe dovuta essere una delle armi vincenti nel successivo mondiale brasiliano che invece sappiamo tutti come è andato a finire.
Conte, allenatore di club poco avvezzo a fare un passo indietro in nome della Nazionale, non voleva che il suo giocatore, reduce da tre settimane di stop, rispondesse alla chiamata di Prandelli. L’allora CT, dal canto suo invece, vedeva in Chiellini uno dei giocatori chioccia che avrebbero dovuto aiutare i più giovani in una non facile spedizione mondiale e che dovunque doveva essere sempre e comunque presente nei match di avvicinamento alla rassegna.
Dopo il mondiale Conte lasciò la Juventus da Campione d’Italia e sposò il progetto del neopresidente della FIGC Tavecchio prendendo il posto proprio del dimissionario Prandelli. Doveva essere l’uomo della svolta che reduce da tanti trionfi con la Juve avrebbe dovuto portare in nazionale quella mentalità vincente assente ormai da Berlino 2006. Le prime uscite sono state trionfali. La vittoria contro l’Olanda che pochi mesi prima aveva cosi ben figurato al mondiale brasiliano aveva convinto anche i più scettici che l’operato di Conte avrebbe riportato con le vittorie quell’entusiasmo e quella considerazione che alla nazionale mancava ormai da troppo tempo. Non sono certo i risultati che mancano alla Nazionale targata Conte, ma quell’entusiasmo rinnovato che tutti aspettavano non è arrivato; ne da parte dei tifosi ne tantomeno da parte degli addetti ai lavori che continuano a vivere come un peso gli impegni della Nazionale.

Le prime accuse e soprattutto le lamentele del CT hanno trovato in questo ultimo periodo la loro maggiore espressione. Conte non vede di buon occhio i troppi impegni delle squadre di club e chiede per la Nazionale più attenzioni e soprattutto più tempo per lavorare con i giocatori. Quest’ultimi fra l’altro vengono utilizzati sempre più di rado dalle loro squadra di club e lo stesso Conte ricorda che nell’ultima convocazione della nazionale dieci giocatori non erano titolari nella proprio team. Al CT arrivano quotidianamente offerte dai top club d’Europa e d’Italia. E’ risaputo che il patron milanista Berlusconi voleva proprio l’ex juventino prima di scegliere Inzaghi alla guida del club rossonero. Ora sono Paris Saint Germain e Manchester United le società che sarebbero disposte a fare ponti d’oro al leccese che, forte di queste situazioni favorevoli, rivendica in federazione la sua autorità e autonomia. Il presidente Federale Tavecchio non può tradire le aspettative delle società che lo hanno eletto e la situazione è diventata sempre più di difficile gestione. Soprattutto, ricordando che la società in questo momento più importante del calcio italiano, la Juventus, è sempre stata contraria alla stessa elezione del Presidente federale considerato dal club bianconero tutto meno che un segnale di rinnovamento. Possiamo tranquillamente affermare di trovarci difronte all’ennesimo pasticcio all’italiana che, come sempre accade, finirà con la ricerca di una soluzione che vedrà la nazionale piegarsi al volere delle squadre di club ed ai loro sponsor. Esattamente come quando Conte era allenatore della Juventus.