Angers SCO, i banchieri di Francia

Antica capitale dell’Angiò nonché patrimonio dell’umanità UNESCO, Angers è bagnata dalla Loira e già dal Seicento – sotto Re Sole, Luigi XIV – vantava due grandi eccellenze locali, la produzione vinicola e quella relativa ai tessuti. Così nell’Ottocento l’industria fiorente rese la città un porto fluviale di cruciale importanza, caratteristica perduta di pari passo coi conflitti mondiali del Novecento, lasciando però intatte le due sopracitate eccellenze: anche grazie a marchi importanti, come il Cointreau sul piano dei distillati e l’Établissements Bessonneau per quanto concerne quello tessile, Angers seppe crescere e con lei nel 1912 vide la luce il C.S.J.B, Club sportif Julien Bessonneau, una sorta di dopolavoro per le persone impiegate in fabbrica. Già allora esisteva pure l’Angers Université Club, affiliato per l’appunto all’università, ma scomparve nel 1919 parallelamente alla nascita di un nuovo club cittadino: trattasi dello Sporting Club du Crédit de l’Ouest (S.C.C.O.), originato il 10 ottobre 1919 per mano dei fratelli Fortin, direttori della Banque de Crédit de l’Ouest e appassionati di sport. Non a caso, il primo soprannome del club fu Banquiers, “i banchieri“, e sempre nello stesso anno sarebbe nata anche la FFFFédération Française de Football.

L’Angers e Raymond Kopa

Il problema era che la sezione calcistica del S.C.C.O. faticava un poco a decollare, e la sensazione che il fiore all’occhiello della polisportiva fosse invece il rugby non aiutava. Così, dalla solidarietà angioina mirata a creare un unico club, il presidente del C.S.J.B, un tale signor Epinat, incontrò M. André Bertin, pari ruolo presso la S.C.C.O., proponendo un’unione. Nacque l’Angers SCO odierno, che in breve tempo raggiunse il professionismo: anche grazie a un ruolo di prim’ordine nella Liberazione, lo Sporting Club de l’Ouest attirò campioni del calibro di Alfred Aston, André Simonyi e soprattutto di un giovanissimo Raymond Kopa. Futuro Pallone d’oro 1958, figlio di emigrati polacchi in Francia per lavorare nelle miniere della zona di Nœux-les-Mines, si narra che durante l’occupazione nazista avesse visto alcuni soldati tedeschi giocare a calcio e gli rubò il pallone, affermando poi: «alla nostra maniera, abbiamo quasi fatto un atto di resistenza, no?». Con l’Angers avrebbe firmato un contratto da semi-professionista, con la promessa che il club l’avrebbe aiutato a trovare un impiego da elettricista. Non trovando lavoro, a Kopa fu offerto un ingaggio professionistico, tanto che scelse l’Angers sebbene fosse inizialmente attratto dal Reims. Il resto è storia: il successivo trasferimento allo Stade Reims, i quattro scudetti, l’approdo al Real Madrid e le tre Coppe dei Campioni in fila, 1957-58-59.

Oggi lo stadio dell’Angers porta il nome di Raymond Kopa, dal 2017: il 6 marzo di quell’anno, il sindaco della città Christophe Béchu avanzò la proposta per via della scomparsa del campione qualche giorno prima. L’idea di celebrare le origini del primo Pallone d’oro francese, oltre a uno dei più talentuosi transalpini di sempre, ottenne tanto credito e il 27 marzo il Consiglio comunale di Angers approvò la modifica del naming. Lo stadio però fu eretto nel 1912 e prese il nome da Julien Bessonneau, il fondatore dell’industria tessile citata nel primo paragrafo dell’articolo. Rinnovato sia nel 2010 che nel 2017, con tanto di capienza inalterata (17mila posti) e copertura, la nuova denominazione che rimanda a Kopa permette di aprire una parentesi riguardante il dopoguerra: grazie al 18enne Raymond e a un’età media complessiva che s’aggirava sui 20 anni, l’Angers fu soprannominato anche “Équipe Biberon“, oltre a “Club des millionnaires” per via delle sottoscrizioni esterne che portavano regolari immissioni di denaro nelle casse societarie.

Angers giovanili
Fonte: pagina Facebook Angers SCO

 Giovanili dell’Angers, all’attacco

A una quarantina di chilometri da Angers, proseguendo verso sud-est, si arriva a Doué-la-Fontaine, città che nel 1979 diede i natali ad Anthony Réveillère. L’ex terzino destro crebbe però nelle giovanili dell’Angers, tra 1992 e 1996, prima di passare al Rennes, dedicare diec’anni di carriera all’Olympique Lione (2003-2013) e un’annata in Italia, dal novembre 2013 al maggio 2014, presso il Napoli di Rafael Benítez, che l’aveva già allenato al Valencia. Il punto è che Réveillère, insieme a Étienne Capoue da Niort, è uno dei gioielli principali che l’academy dell’Angers abbia mai sfornato in tutta la sua storia. Ci sono un difensore, un centrocampista, manca l’attaccante: eppure su Sophiane Boufal, parigino classe 1993, scrissero molte belle parole quando L’enfant du dribble – questo l’iconico soprannome dell’oggi ala del Celta Vigo – militava nello SCO. Entrò nel 2004 nelle giovanili e sarebbe partito solo nell’estate 2014 in direzione Lille, con picco toccato due anni dopo (nell’estate 2016 il Southampton fece di Boufal il più costoso acquisto della sua storia, pagato 19 milioni).

Ora, scorrendo velocemente le cessioni dell’Angers le voci migliori iscritte a bilancio sono quelle relative agli attaccanti: nell’estate 2016 toccò all’ivoriano Jonathan Kodjia (pagato 3 milioni dal Bristol City), l’anno scorso fu l’ora di Nicolas Pépé (pagato 10 milioni dal Lille) e Famara Diédhiou (6 milioni ancora dal Bristol). Sembrava che il periodo di esodi fosse finito, ma il 7 giugno 2018 un comunicato del Villarreal ufficializzava l’addio di Karl Toko-Ekambi allo Stade Raymond Kopa per trasferirsi al nuovo El Madrigal, l’Estadio de la Cerámica. Salutato il camerunense dopo due stagioni, l’ultima delle quali con 17 reti e 6 assists in 37 gare di Ligue 1, per molti l’Angers s’era privata dell’uomo che l’aveva trascinata verso la salvezza. Così comprensibilmente i giudizi estivi davano i bianconeri in lista per retrocedere a fine stagione, dopo quattro anni di permanenza in Ligue 1 sotto la sapiente guida del tecnico Stéphane Moulin. 

Angers Kopa
Fonte: pagina Facebook Angers SCO

Il record di Stéphane Moulin

Terzo in Ligue 2 2014/15, l’Angers s’era guadagnato la promozione nella massima serie francese grazie alle 15 reti complessive del sopracitato Jonathan Kodjia, ma soprattutto grazie alle tattiche di Stéphane Moulin, allenatore in carica dal 22 giugno 2011. In quel caso l’Angers aveva appena salutato il mister Jean-Louis Garcia passato al Lens e come sostituto scelse l’ex centrocampista Moulin, che aveva lasciato il ruolo di tecnico presso il SO Châtellerault nel 2006, approdando alle giovanili dell’SCO. Dopo cinque anni di praticantato presso la squadra B bianconera, per Moulin si aprirono le porte del gran calcio. Reduce da un sesto posto con Garcia, l’Angers finì undicesimo, poi quinto, poi nono e infine terzo. Moulin, che oggi ha rinnovato fino al 2020, è stato premiato dal club con una fedeltà importante, che lo ha messo sul podio dei tecnici più longevi d’Europa dopo il ritiro dell’alsaziano Arsène Wenger dall’Arsenal. Tra l’altro Stéphane nel allenò pure Jonas Henrique Pessalli, centrocampista offensivo italo-brasiliano che dedicò 3 anni all’SCO (dal 2013 al 2016) e perse la vita l’anno dopo per un incidente stradale, a soli 26 anni.

In ogni caso, nell’aprile scorso Moulin fu intervistato e raccontò le sue sensazioni dopo una carriera così longeva con lo stesso club: «Ci sono due sentimenti che mi animano. Il primo è il piacere, perché è il riconoscimento del lavoro mio e dello staff. Il secondo, che mi preoccupa un po’, è che divento un preside (doyen, ndr) senza essere così vecchio. È bello ma, sfortunatamente, non ci dà punti extra». Così, eccolo a dirigere i suoi: impartir consigli alla difesa, i centrali Romain Thomas e il capitano Ismaël Traoré, schierare il centrocampo tra 4-3-3 e 4-1-4-1, dare indicazioni all’ex Chievo Thomas Mangani, passato per la Serie A nel 2014/15, insegnare al classe ’98 Kanga come ripeter le gesta del predecessore Toko-Ekambi. Del resto, dopo oltre sette anni e 303 partite, tutti conoscono il mister. «Il n’a jamais été question de changer de coach» ribadiscono puntualmente dalla dirigenza sostenendo di non aver motivo per cambiare tecnico. Il binomio vincente passa sui binari di esperienza e fiducia reciproca. Così l’Angers potrà salvarsi ancora.